inediti pieni di insufficienze… :)

“Allora noi cosa dobbiamo fare? Noi semplicemente dobbiamo stare in classe e fare cultura, e questo lo possiamo sempre fare. Dimenticandoci, lasciando fuori dalla porta quella burocrazia inutile che ci fa perdere un sacco di tempo e dicendo che il programma sono i ragazzi. Questo è il motivo per cui non ho smesso di insegnare”.

“Ecco, perché lei continua a fare l’insegnante?”

“Ma perché è vita!! Io che cosa faccio, me ne sto chiuso in camera a scrivere libri? La lotta per far crescere un ragazzo…. Scrivere un libro è pubblicare un inedito…. Ma io in classe ne ho 20 di inediti!”

 

Alessandro D’Avenia

con(s)igli di classe

Relazionarsi con gli adulti pone davvero molti interrogativi sulle pretese che noi abbiamo dai ragazzi.

Quello che oggi mi domando è il senso del nostro pretendere il rispetto di certe regole. Abbiamo capito noi per primi che rispettare le regole è per educare al rispetto degli altri? E che il rispetto degli altri parte dal capire che gli altri hanno una dignità che è un dono intoccabile, che noi non possiamo calpestare?

Siamo capaci di guardare in profondità nella vita di questi ragazzi che ci sono affidati, leggere la loro storia, e fare di tutto perché questa dignità emerga?

 

 

teatro

Nel piccolo salone della mia minuscola scuola venerdì abbiamo assistito a uno spettacolo teatrale. Uno spettacolo “vero”, non le minestrine scaldate per i ragazzi nei teatrini di provincia.

Per un’oretta circa mi sono sentita di nuovo in un mondo incantato, catapultata in una realtà che non è la mia, in una finzione vera sulla scena.

Nel salone-scantinato. Con i palloncini ancorati al soffitto in ricordo della festa del 30 gennaio.
Ho rivissuto le corse in macchina per raggiungere teatri milanesi, ho rivisto i luoghi deputati agli spettacoli a Lucca, al festival dei teatri del sacro. Dove gli spazi li curavamo noi, e li osservavamo mentre si trasformavano in scene immaginarie.
Anche venerdì è accaduto. Nel nostro salone-scantinato, che da luogo di gioco e di raduno prima che inizino le lezioni, per un’ora è stato teatro, sala, chiesa, strada, cortile, palco.

Ho ricordato che teatro è ovunque. E la cosa più bella, forse, è stato poterlo condividere con i miei alunni.

Risposte e domande

Oggi ho chiesto al ragazzino che seguo cosa volesse dire il titolo del capitolo che stiamo affrontando. La civiltà islamica. Mi ha risposto che parla dell’Islamia. Il famoso stato dell’Islamia.

Lui non ha idea di cosa sia l’Islam, ha le idee molto confuse su Maometto, Allah, e quant’altro.

Però sa molto bene che venerdì l’Isis ha fatto degli attentati a Parigi.

Io vorrei sapere da tutti quelli che hanno le risposte in tasca, che sanno come salvare il mondo, che hanno capito cosa bisogna fare, che sanno se la Fallaci aveva ragione o torto, che vogliono eliminare l’Isis, che vogliono distinguere tra bene e male, buoni e cattivi, come io dovrei affrontare l’argomento. Se devo affrontarlo. Che senso ha affrontarlo, e che senso ha affrontare il programma di storia.

Questo vorrei sapere. Invece continuo a vedere foto profilo blu bianche e rosse. Ma il mondo resta lo stesso.

Bella giornata di sole, di quelle piacevoli, quando giocare in giardino è la cosa più bella della scuola.

In questi casi Peppino, di seconda elementare, gioca a Minecraft (sfidando e ammazzando l’aria e qualsiasi cosa gli capiti a tiro), raccoglie sassi e legnetti, si intrufola in pericolosissimi pertugi che solo lui conosce. Ah, certo, spesso litiga anche con i compagni.

Oggi no. Oggi ha afferrato la merenda e si è messo a cantare a squaciagola per tutto il cortile della scuola:

“Su di noi, nemmeno una nuvola,
su di noi, l’amore è una favola…”

Pupino mio! Hihihih!

compiti in classe

Non avevo mai osservato delle piccole menti alle prese con un compito di matematica.

Sempre stata dall’altra parte, avevo sempre vissuto in “solitudine” l’agitazione, la preoccupazione, la tensione derivante da una verifica.

Ora vedo 22 piccole anguille (si muovono nei banchi come anguille, impressionante) agitate e tese. Chi gesticola per visualizzare concetti geometrici, chi si tiene la fronte per pensare, chi copre col proprio corpo tutto il foglio per non far vedere agli altri cosa sta scrivendo, chi si rannicchia su sé stesso…

Tutti messi alla prova, tutti concentrati e impegnati. Ognuno con la sua storia, ma tutti ugualmente meravigliosi.

Primo giorno di scuola

Ti accorgi di quanto sia importante la scuola quando in quella che per te è una mattina come tante, noti che c’è un traffico incredibile.
Sai che il mondo per migliaia di ragazzi ricomincia oggi, sai che la loro vita e la vita dei loro genitori da oggi è diversa.
Ti accorgi di quanto valore ha l’educazione di questi ragazzi quando un bambino con l’innocenza più pura ti chiede: “ma cosa significa?”
Ti accorgi di quanto sia bello imparare quando chiedi a un ragazzo cosa voglia fare da grande. E lì si apre uno scrigno pieno di sogni e progetti.
Scopri quanto sia importante educare bene quando vedi ragazzi che si comportano male e pensi: “ah, ma se fosse mio figlio!!”
Se ci pensi, guardando in faccia questi ragazzi, questi bambini con il grembiule, ti accorgi che il futuro è loro.
E allora ti chiedi cosa cavolo stia facendo il nostro Paese per loro. E la risposta è: sta creando un buco nero.
La scuola ha sempre meno valore per chi comanda. Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi l’informatica e l’inglese.
Non dobbiamo più insegnare loro i valori e le cose belle che non sanno, no. Dobbiamo spiegare noi l’informatica a loro. Noi. A loro. Così noi spieghiamo cose che non sappiamo, e loro continueranno a sapere meglio di noi cose che già sanno, e continueranno a non sapere quanto di bello noi potremmo trasmettere.
Se solo avessero coscienza di quello che stiamo facendo… se l’avranno, da grandi, ci odieranno. E ce lo saremo meritati.