Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento
S. Quasimodo
C’è un gran cicaleccio in giro su quella che è la situazione politica in Italia. Situazione politica o quel che ne rimane, insomma.
Eppure mi sento completamente svuotata, come se le parole stesse, che tanta importanza hanno avuto nella democrazia da due millenni e mezzo a questa parte, si sentissero stanche di essere proclamate. Potrei essere anche io, più semplicemente, quella stanca di ascoltarle.
E’ che ci sono parole e Parole.
Le “parole” con la p minuscola servono a riempire i discorsi da salotto, volteggiano con una rapidità tale da non farsi acchiappare, lasciando dietro di sé vuoto e – di conseguenza – assoluto bisogno di ubriacarsi ancora, e poi ancora, e poi ancora una volta di vani discorsi.
Non esiste il silenzio tra queste, perché sarebbe carico di attese, di aspettative, di imbarazzo. Se non stiamo dicendo nulla, come potremmo sopportare il peso del silenzio?
Le “Parole” con la p maiuscola, invece, sono come delle piccole api: svolazzano sopra la testa e ronzano, minacciano addirittura. Sono insistenti, sanno dirti cose davvero scomode, ma possono affascinarti con il loro lavoro e con il loro colore. Sono quelle parole che non vorresti sentire, quei fulmini a ciel sereno che toccano per davvero la tua vita, che miracolosamente agiscono, prima ancora che parlare.
Queste parole, poi, sanno stare zitte. Stanno in silenzio e aspettano. Aspettano che tu sia pronto a riceverle, che il messaggio che veicolano penetri profondamente, perché sanno (certo, le parole “sanno”. Come potrebbe essere altrimenti? E’ tramite le parole che comunichiamo i significati) quanto è importante accogliere una parola alla volta, così come si accolgono le persone, così come si accettano i doni.
E il silenzio tra una parola e l’altra non è imbarazzato. E’ carico di una musica dolce che risuona, di un’eco che trascina con sé parole e ricordo.
Sono queste le parole che voglio ascoltare, sono queste le parole che voglio pronunciare. Parole che parlano alla vita, non della vita.
Perciò, per un po’… buon silenzio.