Tag: Un amore che si spreca
speranza
La fede che più amo, dice Dio, è la speranza.
La fede, no, non mi sorprende.
La fede non è sorprendente.
Io risplendo talmente nella mia creazione.
Nel sole e nella luna e nelle stelle.
In tutte le mie creature.
Negli astri del firmamento e nei pesci del mare.
Nell’universo delle mie creature.
Sulla faccia della terra e sulla faccia delle acque.
Nei movimenti degli astri che sono nel cielo.
Nel vento che soffia sul mare e nel vento che soffia nella valle.
Nella calma valle.
Nella quieta valle.
Nelle piante e nelle bestie e nelle bestie delle foreste.
E nell’uomo.
Mia creatura.
Nei popoli e negli uomini e nei re e nei popoli.
Nell’uomo e nella donna sua compagna.
E soprattutto nei bambini.
Mie creature.
Nello sguardo e nella voce dei bambini. Perché i bambini sono più creature mie
che gli uomini.
Non sono ancora stati disfatti dalla vita.
Della terra.
E fra tutti sono i miei servitori.
Prima di tutti.
…
Ora io risplendo talmente nella mia creazione.
Sulla faccia delle montagne e sulla faccia della pianura.
Nel pane e nel vino e nell’uomo che ara e nell’uomo che semina e nella mietitura e nella vendemmia.
Nella luce e nelle tenebre.
E nel cuore dell’uomo, che è ciò che di più profondo v’è nel mondo.
Creato.
Così profondo da esser impenetrabile a ogni sguardo.
Tranne che al mio sguardo.
Nella tempesta che scuote le onde e nella tempesta che scuote le foglie.
Degli alberi della foresta.
E al contrario nella quiete d’una bella serata.
Nelle sabbie del mare e nelle stelle che son sabbia nel cielo.
Nella pietra della soglia e nella pietra del focolare e nella pietra dell’altare.
Nella preghiera e nei sacramenti.
Nelle case degli uomini e nella chiesa che è la mia casa sulla terra.
Nell’aquila mia creatura che vola sui picchi.
L’aquila reale che ha almeno due metri d’apertura d’ali e fors’anche tre.
E nella formica mia creatura che striscia e che ammassa miseramente.
Nella terra.
Nella formica mio servitore.
E fin nel serpente.
Nella formica mia serva, mia infima serva, che ammassa a fatica, la parsimoniosa.
Che lavora come una disgraziata e non conosce sosta e non conosce riposo.
Se non la morte e il lungo sonno invernale.
…
E fin nel serpente.
Che ha ingannato la donna e che perciò striscia sul ventre.
E che è mia creatura e che è mio servitore.
il serpente che ha ingannato la donna.
Mia serva.
Che ha ingannato l’uomo mio servitore.
Io risplendo talmente nella mia creazione.
In tutto ciò che accade agli uomini e ai popoli, e ai poveri.
E anche ai ricchi.
Che non vogliono esser mie creature.
E che si mettono al riparo.
Per non esser miei servitori.
In tutto ciò che l’uomo fa e disfa in male e in bene.
…
Io risplendo talmente nella mia creazione.
Che per non vedermi realmente queste povere persone dovrebbero esser cieche.
La carità, dice Dio, non mi sorprende.
La carità, no, non è sorprendente.
Queste povere creature son così infelici che, a meno di aver un cuore di pietra, come potrebbero non aver carità le une per le altre.
Come potrebbero non aver carità per i loro fratelli.
Come potrebbero non togliersi il pane di bocca, il pane di ogni giorno, per darlo a dei bambini infelici che passano.
E da loro mio figlio ha avuto una tale carità.
Mio figlio loro fratello.
Una così grande carità.
Ma la speranza, dice Dio, la speranza, sì, che mi sorprende.
Me stesso.
Questo sì che è sorprendente.
Che questi poveri figli vedano come vanno le cose e credano che domani andrà meglio.
Che vedano come vanno le cose oggi e credano che andrà meglio domattina.
Questo sì che è sorprendente ed è certo la più grande meraviglia della nostra grazia.
Ed io stesso ne son sorpreso.
E dev’esser perché la mia grazia possiede davvero una forza incredibile.
E perché sgorga da una sorgente e come un fiume inesauribile
…
E quella volta, oh quella volta, da quella volta che sgorgò, come un fiume di sangue, dal fianco trafitto di mio figlio.
Quale non dev’esser la mia grazia e la forza della mia grazia perché questa piccola speranza, vacillante al soffio del peccato, tremante a tutti i venti, ansiosa al minimo soffio,
sia così invariabile, resti così fedele, così eretta, così pura; e invincibile, e immortale, e impossibile da spegnere; come questa fiammella del santuario.
Che brucia in eterno nella lampada fedele.
…
Una fiamma che non è raggiungibile, una fiamma che non è estinguibile dal soffio della morte.
Ciò che mi sorprende, dice Dio, è la speranza.
E non so darmene ragione.
Questa piccola speranza che sembra una cosina da nulla.
Questa speranza bambina.
Immortale.
Perché le mie tre virtù, dice Dio.
Le tre virtù mie creature.
Mie figlie mie fanciulle.
Sono anche loro come le altre mie creature.
Della razza degli uomini.
La Fede è una Sposa fedele.
La Carità è una Madre.
Una madre ardente, ricca di cuore.
O una sorella maggiore che è come una madre.
La Speranza è una bambina insignificante.
Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell’anno scorso.
Che gioca ancora con il babbo Gennaio.
Con i suoi piccoli abeti in legno di Germania coperti di brina dipinta.
E con il suo bue e il suo asino in legno di Germania. Dipinti.
E con la sua mangiatoia piena di paglia che le bestie non mangiano.
Perché sono di legno.
Ma è proprio questa bambina che attraverserà i mondi.
Questa bambina insignificante.
Lei sola, portando gli altri, che attraverserà i mondi passati.
Come la stella ha guidato i tre re dal più remoto Oriente.
Verso la culla di mio figlio.
Così una fiamma tremante.
Lei sola guiderà le Virtù e i Mondi.
Una fiamma squarcerà delle tenebre eterne.
…
La fede va da sé. La fede cammina da sola. Per credere basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare. Per non credere bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Prendersi a rovescio, mettersi a rovescio, andare all’inverso. La fede è tutta naturale, tutta sciolta, tutta semplice, tutta quieta. Se ne viene pacifica. E se ne va tranquilla. È una brava donna che si conosce, una brava vecchia, una brava vecchia parrocchiana, una brava donna della parrocchia, una vecchia nonna, una brava parrocchiana. Ci racconta le storie del tempo antico, che sono accadute nel tempo antico.
Per non credere, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie. Per non vedere, per non credere.
La carità va purtroppo da sé. La carità cammina da sola. Per amare il proprio prossimo basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare una tal miseria. Per non amare il proprio prossimo bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Farsi male. Snaturarsi, prendersi a rovescio, mettersi a rovescio. Andare all’inverso. La carità è tutta naturale, tutta fresca, tutta semplice, tutta quieta. È il primo movimento del cuore. E il primo movimento quello buono. La carità è una madre e una sorella.
Per non amare il proprio prossimo, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie.
Dinanzi a tanto grido di miseria.
Ma la speranza non va da sé. La speranza non va da sola. Per sperare, bambina mia, bisogna esser molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.
È la fede che è facile ed è non credere che sarebbe impossibile. È la carità che è facile ed è non amare che sarebbe impossibile. Ma è sperare che è difficile
…
E quel che è facile e istintivo è disperare ed è la grande tentazione.
La piccola speranza avanza fra le due sorelle maggiori e su di lei nessuno volge lo sguardo.
Sulla via della salvezza, sulla via carnale, sulla via accidentata della salvezza, sulla strada interminabile, sulla strada fra le sue due sorelle la piccola speranza.
Avanza.
Fra le due sorelle maggiori.
Quella che è sposata.
E quella che è madre.
E non si fa attenzione, il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle maggiori.
La prima e l’ultima.
Che badano alle cose più urgenti.
Al tempo presente.
All’attimo momentaneo che passa.
il popolo cristiano non vede che le due sorelle maggiori, non ha occhi che per le due sorelle maggiori.
Quella a destra e quella a sinistra.
E quasi non vede quella ch’è al centro.
La piccola, quella che va ancora a scuola.
E che cammina.
Persa fra le gonne delle sorelle.
E ama credere che sono le due grandi a portarsi dietro la piccola per mano.
Al centro.
Fra loro due.
Per farle fare questa strada accidentata della salvezza.
Ciechi che sono a non veder invece
Che è lei al centro a spinger le due sorelle maggiori.
E che senza di lei loro non sarebbero nulla.
Se non due donne avanti negli anni.
Due donne d’una certa età.
Sciupate dalla vita.
È lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa.
Perché la Fede non vede se non ciò che è.
E lei, lei vede ciò che sarà.
La Carità non ama se non ciò che è.
E lei, lei ama ciò che sarà.
La Fede vede ciò che è.
Nel Tempo e nell’Eternità.
La Speranza vede ciò che sarà.
Nel tempo e per l’eternità.
Per così dire nel futuro della stessa eternità.
La Carità ama ciò che è.
Nel Tempo e nell’Eternità.
Dio e il prossimo.
Così come la Fede vede.
Dio e la creazione.
Ma la Speranza ama ciò che sarà.
Nel tempo e per l’eternità.
Per così dire nel futuro dell’eternità.
La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà.
Ama quel che non è ancora e che sarà.
Nel futuro del tempo e dell’eternità.
Sul sentiero in salita, sabbioso, disagevole.
Sulla strada in salita.
Trascinata, aggrappata alle braccia delle due sorelle maggiori,
Che la tengono per mano,
La piccola speranza.
Avanza.
E in mezzo alle due sorelle maggiori sembra lasciarsi tirare.
Come una bambina che non abbia la forza di camminare.
E venga trascinata su questa strada contro la sua volontà.
Mentre è lei a far camminar le altre due.
E a trascinarle,
E a far camminare tutti quanti,
E a trascinarli.
Perché si lavora sempre solo per i bambini.
E le due grandi camminan solo per la piccola.
Charles Péguy
(da Il portico del mistero della seconda virtù)
“così che io credo…”
Forse non è da tutti chiedere e desiderare che la vita sia una strada in salita…
ma quanto è più bello il panorama dall’alto?
Ed eccomi qua
senza una meta
senza una strada
senza sapere quanto manca
e dove vado
cosa non vedo
Vale così poco questo tempo
se non capisco dove sono
e quello che sento
Ma io so che
Voglio un sogno
e voglio un senso
voglio una partita
che mi faccia dare il meglio
Che questa Vita sia la mia strada in salita
che mi possa guidare
in ciò che amo e così sia
Ed eccomi qua
ci son passato di nuovo a pelo
come l’ultimo istante in cui cadevo
ad occhi chiusi
quando chiedi e ormai non credi
che ci sarà qualcosa lì per te
Ma in fondo è in quel momento che
Voglio un sogno
e voglio un senso
voglio una partita
che mi faccia dare il meglio
Che questa Vita sia la mia strada in salita
che mi possa guidare
in ciò che amo e così sia
Di’, conosci uomini che senza aver lottato
abbiano donato un senso in più a questa Vita?
Conosci sogni degni del nome che gli hai dato
che non ti siano costati in sangue e occhi al Cielo?
Ed è così che io Credo
Voglio un sogno
e voglio un senso
voglio una partita
che mi faccia dare il meglio
Che questa Vita sia la mia strada in salita
che mi possa guidare
in ciò che amo e così sia
The Sun
114
In una banale giornata ho incrociato lo sguardo con 114 occhi, 114 storie, 114 nomi che ho a cuore, 114 vite a cui regalare un sorriso.
sono stanca, ma sono felice. 114 piccole pillole di felicità.
The Wishgranter Short Film
preghiere serali
O Vergine Maria, tu che sei mia Madre,
che tanto mi ami da parte di Dio
accogli oggi il mio desiderio di consacrarmi a te.
Ti dono tutta la mia persona e la mia vita,
ti dono il mio corpo, i miei pensieri e affetti,
la mia capacità profonda di amare e di conoscere il vero.
Tutto ciò che è mio è tuo e ti appartiene.
Te lo dono per poter così appartenere totalmente a Cristo,
vita della mia vita.
Con fiducia e amore ti ripeto:
Stella del Mattino che mi porti a Gesù,
Totus Tuus.
ogni volta che ripeto che dono tutta la mia persona, la vita, il corpo, i pensieri, e soprattutto gli affetti e la capacità di amare mi sento tanto piccola e indifesa, e allo stesso tempo riempita di una potenza che può ogni cosa, ma che non viene da me.
so di essere un piccolo nulla se vuoto, ma grande come tutto il creato se riempita di un amore che sgorga dall’alto….
I lived
“per ogni giorno che sei su questa terra, per ogni minuto che hai, l’idea alla base è di non fare assolutamente niente di meno di quello che tu senti essere in grado di fare, di spremere fino all’ultima goccia di vita di ogni giorno, indipendentemente dalle difficoltà o prove che uno deve affrontare”.
scarponcini ai piedi
alt(r)e vie
Ho passato una settimana in montagna, a gestire un rifugio con degli amici dell’Operazione Mato Grosso.
Ci sono momenti in cui ti senti così pieno di vita, così stupefatto dall’umanità che sorridi soddisfatto.
Osservo il mondo con la solita curiosità, mi stupisco ogni volta. Quante persone camminano da sole – letteralmente; quante altre invece decidono di incontrarsi e condividere momenti di vita. Quanti chiudono porte sbattendo pugni, ma solo per nascondere la loro tenerezza. Quanti piccoli fratelli uguali a me, che cercano la perfezione nascondendosi dietro a frasi fatte… quanta perfida voglia di smascherarli, e quanto desiderio di prendermi pazientemente cura di loro, così come qualcuno si è preso cura di me…
Ogni giorno ho incontrato volti di sconosciuti segnati dalla fatica di un cammino di montagna. Chi glielo fa fare? E le volte che anche io mi sono trovata tra quei volti? C’è una gioia particolare nella sfida contro la fatica. La soddisfazione di farcela, la soddisfazione di aver vinto la bellezza.
buona strada…
Silenzi e pensieri notturni…
Signore Gesù, voglio essere per te
come quel barattolino di olio di nardo
che Maria riversò sui tuoi piedi.
Voglio essere come nardo per camminare con te,
amare con te le persone che incontriamo quotidianamente;
voglio essere strumento di rivelazione della tua presenza.
Dal mio profumo tutti devono sentire che tu sei qui.
Dal mio profumo tutti si devono accorgere
della tua presenza, del tuo amore.
Consumami tutto Signore; non lasciare che nessuna goccia
vada sprecata. Riversami dove tu vuoi;
fa’ che il mio agire, il mio diffondere la tua presenza
parta sempre da te e non avvicini amori fatui, amori leggeri.
Io come quell’olio e come Maria ho scelto la parte migliore
che non mi verrà tolta. Aiutami ad afferrarti Gesù.
Non permettere che la vita e i suoi buffi e strani andamenti
mi stacchino da te.
Ho trovato un tesoro, una perla preziosa; non posso sprecare
una così bella e grande occasione.