Provvidenza.
Forse per me questa è la parola chiave di tutto questo camminare. Provvidenza. Lasciare che qualcuno pensi a me. Come agli uccelli del cielo e ai fiori dei campi.
Il bello è proprio iniziato quando abbiamo smesso di fare programmi, quando ci siamo affidate totalmente a quello che sarebbe accaduto. E mai siamo state deluse. Abbiamo sempre dormito, abbiamo sempre mangiato, abbiamo sempre trovato accoglienza. Ci hanno invitato in casa, ci hanno offerto da bere e da mangiare senza che chiedessimo nulla; avevamo fame e ci hanno accolto. Ci hanno fermati per strada per sapere come era il cammino e ci hanno offerto caffè e acqua. Ci hanno davvero aperto la porta di casa e fatto sedere sul loro divano nonostante puzzassimo come delle capre e non credo fossimo un bello spettacolo da vedere. Abbiamo perfino trovato un negozietto di domenica pomeriggio con la proprietaria che stava aprendo per fare un favore a un’amica, e così abbiam potuto comprare da mangiare. Siamo arrivate nei giorni festivi e abbiamo trovato un gruppo con un sacerdote che celebrava messa.
Avevamo qualcuno avanti a noi nel cammino a cui chiedere aiuto quando ci siamo trovate davvero in difficoltà. Siamo state accolte dai nostri stessi compagni, stanchi come noi, ma con un cuore davvero grande.
Se non è provvidenza questa… se non è segno di qualcuno che si è preso cura di noi momento per momento… la grazia vera è stata poter leggere con i giusti occhi queste storie.
Saluti.
Anche lasciare qualcuno è occasione per incontrare altri. Saltare una tappa è stato un nuovo inizio, con nuove persone. Senza dimenticarsi di quelle incontrate prima.
Lasciarsi alle spalle il cammino fatto, pieno di volti e sorrisi, parole e abbracci che non voglio scordare. Sguardi che si sono costruiti giorno dopo giorno, partendo dall’indifferenza e dalla curiosità. Tutto resta nei saluti alla fine di questa vita parallela.
Arrivo.
È qualcosa di inspiegabile. Calpestare un suolo che senti tuo, guadagnato passo dopo passo. Assaporare la meta come se fosse ancora lontana, e invece è già qui, sotto i tuoi piedi. Siamo entrati in piazza san Pietro ridendo, applaudendo, guardandoci intorno. Con calma, camminando, ciascuno pensando a sé. E poi ci siamo sciolti in un abbraccio. Siamo quasi tutti qui. Solo che questo non è il momento di chi è dietro di noi, di chi è stato qui prima, di chi arriverà fra poco. Questo è il nostro momento, ora. C’è tempo per condividerlo con gli altri dopo.
Solo una persona. La più importante, che ha iniziato questo cammino insieme a noi, con il cuore e con la preghiera. E con le ali. “Il mio cuore volerà sempre e da ogni luogo di questa terra verso di te come un uccello e sempre ti troverà”.