Via Francigena. Un cammino fatto di parole (4)

(49)Programma.

Partire con un programma… e stravolgerlo lungo la via. Il cammino si fa da sé. È un viaggio che va alla velocità giusta, comanda lui. Decide se devi fermarti per riposarti o se riesci a fare altri chilometri. Segui la strada e le gambe, e ti ritrovi a camminare col ritmo giusto per fare tutto: per osservare, per pensare, per conoscere gli altri. Non serve, e non è nemmeno opportuno cercare di guidare e prendere il comando del gioco. Rischi di ritrovarti a parlare troppo, camminare stanco, non aver capito nulla di quello che stai attraversando… C’è un unico grande progetto: la meta. Da questo deriva tutto il resto: cosa fare, dove andare, chi incontri… E così pare che la meta non sia l’ultima tappa del viaggio, ma la prima.

 

(27)Tempo.

Ritmo, più che tempo. Come in musica, fatto di pause e di note. Perdi il senso dei giorni, non ci sono le date, ma i giorni di cammino. Non ci sono i riferimenti soliti, ma i luoghi attraversati. Partire prima dell’alba, svegliare l’aurora per camminare col fresco. Trovarsi a metà mattina con tanti chilometri alle spalle. E il mondo si sveglia. Quante cose si perdono alzandosi tardi?

Arrivare al pomeriggio, dopo la doccia, e credere che tutto ciò che si è fatto al mattino sia già “ieri”. E ogni giorno diventa doppio…!

Canto dell’anno che verrà

 

DICE LA QUINTA GALASSIA, che può sembrare una ginestra

Ma tu, chiacchierone, chi sei?

DICE L’UOMO DEL CAVALLO ALATO

Uno di quella specie, gli uomini, che sono riusciti ad immaginare l’universo e voi.

DICE LA SESTA GALASSIA, che può sembrare un iris

E quello che ti porta, alato, chi è?

DICE L’UOMO DEL CAVALLO ALATO

Un’immaginazione.

DICE LA PRIMA GALASSIA, che può sembrare un anemone

Ecco perché sei potuto arrivare fin qua.

DICE L’UOMO DEL CAVALLO ALATO

Dappertutto si può arrivare cavalcando immaginazioni.

DICE, IMPROVVISAMENTE, IL CAVALLO ALATO

Non oltre la morte, forse.

DICE L’UOMO DEL CAVALLO ALATO

No – non oltre la morte.

DICE LA SECONDA GALASSIA, che può sembrare una rosa

Cos’è la morte?

DICE L’UOMO DEL CAVALLO ALATO

L’azione della vita. Non c’è morte senza la vita.
Non c’è vita senza morte.

DICE LA TERZA GALASSIA, che può sembrare una viola del pensiero

E la vita, cos’è?

DICE L’UOMO DEL CAVALLO ALATO

Io sono la vita.
Quello che c’è sulla terra è la vita.

DICE LA QUARTA GALASSIA, che può sembrare un giglio di campo

E noi abbiamo la vita?

DICE L’UOMO DEL CAVALLO ALATO

Sì e no. Un giorno, forse,
anche in voi ci sarà la vita.

DICE LA QUINTA GALASSIA, che può sembrare una ginestra

E la morte, ce l’abbiamo la morte?

DICE L’UOMO DEL CAVALLO ALATO

Avete la fine, come ogni cosa che esiste.
Ma la morte è solo della vita.

DICE LA SESTA GALASSIA, che può sembrare un iris

E il tempo ha la vita?

DICE L’UOMO DEL CAVALLO ALATO

Sì, ce l’ha.

DICE LA PRIMA GALASSIA, che sempre più sembra un anemone

Ma che senso ha la vita?

DICE IL CAVALLO ALATO E AZZURRO

Il senso di volare – e volando capire.

Giuliano Scabia, Canti del guardare lontano, Torino, Einaudi 2012, pp. 36-38.

Vivi e diventa…

A volte le cose non mi vanno bene.

A volte ho la presunzione di credere che la realtà che mi circonda così com’è non vada bene.

Chi sia io per dire questo, ovviamente non me lo chiedo mai.

A volte mi ritrovo a desiderare di appartenere a un’altra epoca storica, dove sicuramente le cose sarebbero andate meglio. Meglio di così. Meglio… Meglio rispetto a cosa?

Delle epoche passate so ciò che ho studiato.

Presunzione degli studiosi! Ritenere di sapere tutto. Pretendere di conoscere “Il Medioevo” perché si è letto qualche libro. O l’”Impero Romano” per qualche lettura e per le tante traduzioni dal latino.

Eccerto. Secoli: centinaia di anni: migliaia di giorni: milioni di ore e minuti e secondi.

E tu, stolta, pensi di conoscerne qualcosa?

E ci vorresti vivere?

E se non ti piacesse?

Se non ti piace il presente puoi cambiarlo.

Se non ti piace il passato, cosa puoi fare?

Tempo

Al solito. Stavo cercando altro.

Poi un cartoncino giallo con un foglio incollato. Non so più vecchio di quanto… anni.

Dono di un’amica. Chissà se lei si ricorda di avermelo donato?

Fatto è che mi è venuto a cercare. Ieri. Quando ne avevo bisogno.

(Michel Quoist)

Il tempo è uno stupendo regalo che Dio ci fa. Egli ne domanderà il conto esatto. Ma non temere, Dio non è un cattivo padrone. Non ci dà nessun lavoro senza offrirci i mezzi per compierlo. Si ha sempre il tempo di fare ciò che Dio ci dà da fare.

Quando ti manca il tempo per eseguire tutto, fermati qualche istante e prega. Poi stabilisci l’impiego della tua giornata sotto lo sguardo di Dio. Tralascia ciò che lealmente sai di non poter portare a termine, anche se gli uomini vi insistono e non comprendono, perché Dio non te lo dà da fare. Tu non hai, quindi, mai troppo lavoro da compiere.

Quando hai scoperto ciò che Dio desidera vederti fare, allora lascia tutto e dedicati interamente a questo compito, Dio ti aspetta là, in quel momento, in quel posto e in nessun altro luogo.

Preparandosi psicologicamente….

Quest’anno siamo fortunati perché la nebbia c’è. È tornata.  Meno male. Da qualche  anno era sparita, gli autunni si susseguivano tersi, quasi sfacciati nella loro innaturale luminosità. Noi qui al Nord non siamo abituati al terso. Siamo nati in un posto dove per tradizione si brancola, si cammina come ciechi rasentando i muri almeno per due mesi l’anno: ci si incontra senza vedersi, e al massimo ci si tocca l’un l’altro sulla manica del cappotto per vedere se esistiamo; si attraversano ponti come sospesi nel nulla e ci piace così, ci pare un esercizio metafisico, una prova di quel che sarà la vita nell’aldilà. Secondo me crediamo molto nell’aldilà proprio per questo: perché abbiamo la nebbia. C’è chi ha la fortuna di avere il mare davanti e chi si deve accontentare dell’acquerugiola sospesa e grigia detta nebbia, va bene lo stesso, l’importante è avere ogni tanto un barlume, un accenno di infinito. Per questo sono contenta che quest’anno la nebbia si a tornata.

Paola Mastrocola, Togliamo il disturbo, Guanda, Parma 2011, p. 18.

Viaggiando s’impara…

Stralci di conversazioni tra vecchiette ascoltate sul pullman, tra un pensiero e un altro….
Si parla del tempo, particolarmente rigido in questo inizio di inverno, ma forse, insomma, si sa… “i meterorologi han paura di andare in galera, perciò preannunciano sempre l’apocalisse, in modo che qualcun altro ci pensa!!”